Il giornalismo secondo Alessandro Fossati
Com'è essere e fare il giornalista? Se lo è chiesto anche la redazione che, curiosa dell'esperienza maturata con l'Ekleettico, ha voluto intervistare Alessandro Fossati, corrispondente di 'AsKanews' e direttore di 'Daily Nautica'.
Gli abbiamo posto domande di varia natura e lui ci ha risposto così...
Come ha iniziato il suo lavoro di giornalista? Vi sono state delle difficoltà nel percorso?
Quando mi sono approcciato al mondo del giornalismo nei primi anni 2000 come primissima esperienza, avevo fatto una collaborazione per Settimana Sport sul calcio dilettantistico. Questo all'epoca era un buon modo per aspiranti giornalisti per iniziare. Ho poi proseguito con uno stage a Milano nella redazione di Radio Popolare. Radio Popolare è una radio nata negli anni '70 a Milano come radio della sinistra extraparlamentare su cui avevo fatto una tesi di laurea in Lettere Moderne, che è la facoltà che ho frequentato.
Dopo lo stage sono rientrato a Genova ed ho iniziato ad inviare tanti curriculum soprattutto a testate locali. Tra queste mi ha risposto Radio Babboleo con cui ho iniziato una collaborazione durata un anno e mezzo. Quindi la vera e propria esperienza giornalistica retribuita è stata di tipo radiofonico.
Difficoltà naturalmente ce ne sono state, soprattutto di tipo economico. Quando mi sono avvicinato io a questo mondo il giornalismo, che nell'immaginario collettivo era considerato un lavoro ben retribuito, non era già più così, c'era molta precarietà nel lavoro e difficilmente si riusciva ad ottenere dei contratti anche solo a tempo determinato. Ho quindi dovuto aprire una partita IVA e le prime paghe erano basse. Però la mia prima esperienza in radio è stata per me molto utile anche perché è stata la prima e unica esperienza di una redazione fisica a contatto con i colleghi, che mi hanno dato consigli utili che mi sono serviti negli anni successivi.
Attualmente di cosa si occupa?
Dal 2008 lavoro come corrispondente della Liguria per una delle quattro agenzie di stampa generaliste nazionali che si chiama " AsKanews" e sono direttore di una testata che si occupa di nautica che si chiama "Daily Nautica".
Per l'agenzia di stampa AsKanews mi occupo soprattutto di politica, seguo ad esempio ogni settimana il Consiglio Regionale, a volte anche il Consiglio Comunale di Genova. Mi occupo anche di temi economici e di cronaca, anche se negli ultimi anni l'Agenzia si è focalizzata maggiormente su politica ed economia. Negli anni passati però ho seguito molto anche la cronaca e quindi anche i fatti più importanti accaduti a Genova, penso all'alluvione del 2011 con l'esondazione del Fereggiano e parzialmente anche del Bisagno, penso al crollo della Torre Piloti e penso ovviamente al crollo del Ponte Morandi.
Difficoltà naturalmente ce ne sono state, soprattutto di tipo economico. Quando mi sono avvicinato io a questo mondo il giornalismo, che nell'immaginario collettivo era considerato un lavoro ben retribuito, non era già più così, c'era molta precarietà nel lavoro e difficilmente si riusciva ad ottenere dei contratti anche solo a tempo determinato. Ho quindi dovuto aprire una partita IVA e le prime paghe erano basse. Però la mia prima esperienza in radio è stata per me molto utile anche perché è stata la prima e unica esperienza di una redazione fisica a contatto con i colleghi, che mi hanno dato consigli utili che mi sono serviti negli anni successivi.
Dal 2008 lavoro come corrispondente della Liguria per una delle quattro agenzie di stampa generaliste nazionali che si chiama " AsKanews" e sono direttore di una testata che si occupa di nautica che si chiama "Daily Nautica".
Per l'agenzia di stampa AsKanews mi occupo soprattutto di politica, seguo ad esempio ogni settimana il Consiglio Regionale, a volte anche il Consiglio Comunale di Genova. Mi occupo anche di temi economici e di cronaca, anche se negli ultimi anni l'Agenzia si è focalizzata maggiormente su politica ed economia. Negli anni passati però ho seguito molto anche la cronaca e quindi anche i fatti più importanti accaduti a Genova, penso all'alluvione del 2011 con l'esondazione del Fereggiano e parzialmente anche del Bisagno, penso al crollo della Torre Piloti e penso ovviamente al crollo del Ponte Morandi.
Cosa ne pensa del mondo giornalistico attuale?
Questa è la domanda più difficile.
Per definire il giornalismo attuale intanto bisogna definire il giornalista, cioè chi ha studiato per fare questo lavoro, che si è preparato.
I giornalisti si dividono in due categorie, pubblicisti e professionisti, e per diventare giornalista o pubblicista bastano un paio d’anni di collaborazioni pagate, ma anche pagate poco.
Infatti si tende a sfruttare soprattutto i giovani, alcune redazioni sono portate avanti da precari o da stagisti che in realtà fanno un po' tutto il ‘lavoro sporco’ che c’è dietro a qualsiasi articolo giornalistico, a qualsiasi approfondimento, quindi vi è sicuramente un grosso problema di precarietà e di sfruttamento del lavoro giornalistico e del giornalista stesso.
E questo abbassa la qualità: è diffuso un giornalismo che alimenta differenze, spinge per la guerra tra poveri e tende a fare sensazionalismo su notizie di cronaca.
Ma esiste, fortunatamente, ancora un altro tipo di giornalismo, quello che non alimenta nessuna battaglia tra poveri ma che, al contrario, ‘fa le pulci’ a chi ha il potere e che cerca di evidenziare la causa degli squilibri in questa società.
Questa è la domanda più difficile.
Per definire il giornalismo attuale intanto bisogna definire il giornalista, cioè chi ha studiato per fare questo lavoro, che si è preparato.
I giornalisti si dividono in due categorie, pubblicisti e professionisti, e per diventare giornalista o pubblicista bastano un paio d’anni di collaborazioni pagate, ma anche pagate poco.
Infatti si tende a sfruttare soprattutto i giovani, alcune redazioni sono portate avanti da precari o da stagisti che in realtà fanno un po' tutto il ‘lavoro sporco’ che c’è dietro a qualsiasi articolo giornalistico, a qualsiasi approfondimento, quindi vi è sicuramente un grosso problema di precarietà e di sfruttamento del lavoro giornalistico e del giornalista stesso.
E questo abbassa la qualità: è diffuso un giornalismo che alimenta differenze, spinge per la guerra tra poveri e tende a fare sensazionalismo su notizie di cronaca.
Ma esiste, fortunatamente, ancora un altro tipo di giornalismo, quello che non alimenta nessuna battaglia tra poveri ma che, al contrario, ‘fa le pulci’ a chi ha il potere e che cerca di evidenziare la causa degli squilibri in questa società.
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Dati 2024 AgCom sull'impoverimento e la precarizzazione dei giornalisti |
Come pensa si evolverà il mondo giornalistico tra qualche anno?
Non so dare una risposta precisa, sicuramente il giornalismo ha vissuto una rivoluzione: sono sempre più le testate online e sono sempre meno venduti i giornali cartacei, quindi si sta spostando tutto sempre più sulla rete e credo che questa tendenza si consoliderà.
Non so dare una risposta precisa, sicuramente il giornalismo ha vissuto una rivoluzione: sono sempre più le testate online e sono sempre meno venduti i giornali cartacei, quindi si sta spostando tutto sempre più sulla rete e credo che questa tendenza si consoliderà.
Se un editore le proponesse un progetto solo cartaceo e uno solo digitale, quale sceglierebbe?
Probabilmente preferirei un progetto su carta stampata perché non ho mai scritto per un giornale su carta stampata ed è un modo diverso di lavorare rispetto all'agenzia di stampa.
Tendenzialmente le agenzie di stampa sono un'ottima scuola di giornalismo perché ti insegnano a raccontare la notizia nel modo più semplice e chiaro possibile senza aggiungere dei punti di vista personali, raccontando in modo preciso, scarno e pulito la notizia.
Le agenzie di stampa lavorano in tempo reale, sentendo fonti dirette, la polizia, i vigili del fuoco, i carabinieri ad esempio. L'agenzia ha un approccio asciutto, "è successo questo, a quest'ora, in questo posto". Ti insegna a partire sempre dalla notizia e poi a svilupparla nella seguito dell'articolo. Nelle versioni online dei giornali per esempio vedete molte notizie che sono in realtà fatte da agenzie.
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Alessandro Fossati |
L'aspetto grafico è sempre più importante. Essendosi spostato il giornalismo sempre più sul web, le infografiche e le foto servono per tenere l'attenzione sull'articolo. Infatti gli articoli nelle testate online sono abbastanza brevi perché si è visto che l'attenzione del lettore è difficile da tenere a lungo. Quindi si tende a scrivere degli articoli più brevi corredati da foto e infografiche che in qualche modo spezzano un po' i vari periodi, aiutano ad evidenziare le parti dell'articolo che si vogliono sottolineare e lo rendono più scorrevole.
Una delle cose più belle è la possibilità di vedere in prima persona, e un po' anche dietro le quinte, i fatti principali che succedono nella mia regione o nella mia città, quindi essere in qualche modo dentro la notizia e raccontarla dal suo interno. Poi personalmente mi dà soddisfazione quando mi rendo conto di avere portato alla luce delle battaglie giuste, di aver dato voce a chi ha meno voce, lavoratori che rischiano il posto di lavoro ad esempio. Quindi in qualche modo fare da megafono per chi non riuscirebbe a portare le proprie istanze ad esempio all'attenzione della politica, che dovrebbe risolvere i problemi delle persone. A volte mi sono reso conto di aver fatto dei servizi o di aver raccontato dei progetti che meritavano di essere valorizzati.
Cosa consiglia ai giovani che vorrebbero introdursi a questo mondo?
Difficile dirlo, ma sicuramente chi si avvicina a questo modo deve avere una grande passione. Come dicevo prima è un settore pervaso dal precariato e per andare avanti è necessaria una forte motivazione.
Un consiglio che darei è di trovarsi una propria specializzazione: tendenzialmente un giornalista che è specializzato su un certo argomento più facilmente troverà la possibilità di scrivere su quel tema, sarà considerato preparato su quell'argomento e quindi anche più appetibile per un editore o per una testata giornalistica in cerca di collaboratori.
Tutte le domande poste sono ben fatte ed esaustive per capire cosa vi è dietro il giornalista ed il suo mestiere. Una domanda che forse non è stata fatta direttamente riguarda proprio il perché ho scelto di fare questo lavoro.
Detto questo, per essere sincero, ho scelto di farlo per motivazioni ideali, non solo perché mi piaceva scrivere e la mia materia preferita fosse italiano; sono stato e sono tutt’ora un po’ idealista, vorrei mettere il mio piccolo mattoncino per costruire una società più giusta e migliorare il mondo.
Penso che la comunicazione sia un terreno di battaglia, nel senso buono del termine, perché si confrontano diversi modi di raccontare la società ed i suoi problemi.
Ho scelto questo lavoro per combattere un certo tipo di narrazione che tende a creare intolleranza, odio e paure delle persone mentre i giornalisti, al contrario, dovrebbero informarle e dare loro tutti gli strumenti per migliorare le loro vite e per poter essere consapevoli come cittadini, per mobilitarsi a favore della democrazia e per la sua difesa.
Penso che la comunicazione sia un terreno di battaglia, nel senso buono del termine, perché si confrontano diversi modi di raccontare la società ed i suoi problemi.
Ho scelto questo lavoro per combattere un certo tipo di narrazione che tende a creare intolleranza, odio e paure delle persone mentre i giornalisti, al contrario, dovrebbero informarle e dare loro tutti gli strumenti per migliorare le loro vite e per poter essere consapevoli come cittadini, per mobilitarsi a favore della democrazia e per la sua difesa.
Gabriele Piccolo
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