Dante's Inferno, canto XXVI
Iniziamo col dire che Dante e Virgilio si trovano nell'ottava bolgia dell'ottavo cerchio, qui incontreranno i consiglieri fraudolenti, la cui pena è quella di muoversi in giro per la bolgia avvolti in fiammelle che li nascondono completamente.
I peccatori di questo canto sono avvolti in lingue di fuoco, perché in vita usavano il loro ingegno per dare consigli per fini non cristiani, inganni e imbrogli.
In questo canto la figura più importante è Ulisse, collocato fra i consiglieri fraudolenti poiché accusato di aver dato suggerimenti ingannevoli a chi lo circondava quando era in vita (il più famoso è l'inganno del cavallo di Troia).
Il canto di per sé non inizia con l'arrivo dei due alla bolgia, ma bensì con Dante che si prende gioco di Firenze e dei sui abitanti.
Quando i due arrivano all'inizio dell'ottava bolgia, Dante vede la valle piena di fiamme che paragona alle lucciole quando il Sole cala nella valle del contadino.
Dante cita poi il profeta ebraico Eliseo, la cui storia è raccontata nella Bibbia, il quale ha visto il suo maestro Elia, anche lui profeta ebraico, volare in cielo su un carro non riuscendo però a seguirlo perché quando arrivò troppo in alto divenne un'unica fiamma.
Quello che è capitato ad Eliseo, Dante lo usa per descrivere la sua situazione, perché non è in grado di vedere le anime e di conseguenza decide di sporgersi da un ponte per osservare meglio, allorché Virgilio spiega che le anime sono fasciate dalle fiamme da cui sono arse.
Il poeta chiede alla sua guida chi si trovi dentro alla fiamma a due punte, Virgilio risponde che sono bruciate le anime di Odisseo e Diomede; Dante prega la sua guida di permettergli di parlare alle due anime, Virgilio di sua risposta dice che sarà lui a parlare mentre il poeta dovrà stare in silenzio, perché i greci sono molto diffidenti verso gli stranieri...
Giunti alle fiamme è Virgilio a parlare, perché ha più dimestichezza col mondo classico, chiedendo alle due anime di narrare la propria morte, Ulisse inizia così la sua storia.
L'eroe omerico racconta che dopo la partenza da Gaeta niente e nessuno lo avrebbe fermato nel suo viaggio alla scoperta del mondo, racconta che dopo essere riuscito a convincere anche i suoi compagni superarono le Colonne d'Ercole e dopo cinque mesi videro la montagna del Purgatorio, ma purtroppo non ebbero neanche il tempo di festeggiare che furono inghiottiti dalle acque.
Tra le varie terzine di questo canto, quella che possiamo considerare la più famosa nonché la più importante è sicuramente:
Considerate la vostra semenza:
fatti non foste a viver come bruti,
ma per seguir virtute e canoscenza.
Ulisse con questa frase ricorda che noi umani dobbiamo seguire la ragione e l'intelligenza per poter migliorare noi stessi, seguendo ideali superiori come la virtù e il sapere; secondo Ulisse l'uomo è nato per aspirare a una crescita intellettuale, e senza di essa non è una vita ben vissuta.
Malgrado ciò l'epilogo del viaggio è un monito di Dante all'orgoglio umano destinato a fallire se procede follemente oltre i limiti consentiti, non sostenuto dalla grazia di Dio.
Spero che quest'articolo sia d'aiuto a coloro che stanno studiando o che studieranno il canto ventiseiesimo dell'Inferno, vi ricordo però che è meglio comunque integrare queste informazioni con altre ricerche online e con il commento del libro di testo.
Jacopo Russo
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