Piccola guida al Jazz

Il jazz è un genere musicale che nasce nel XIX secolo negli Stati Uniti, in particolare a New Orleans e rappresenta una fusione di tradizioni musicali africane, blues, ragtime e influenze europee. 
Tra i suoi tasti distintivi sorgono improvvisazione, la sincope ritmica (particolare ritmo prodotto dallo spostamento dell'accertamento ritmico della battuta), e l'uso delle ''blue note''. Come ho detto prima, l'improvvisazione è al centro del jazz, con i musicisti che interagiscono in tempo reale, così da creare performance sempre diverse in continua evoluzione.

Ma cosa sono nello specifico le blue note? Tra le caratteristiche più affascinanti del jazz c'è una nota che sfida le regole tradizionali della scala musicale, conferendo al genere un suono particolare, ricco di emozione. Una curiosità interessante riguarda il fatto che, nonostante l'idea comune che il jazz sia completamente improvvisato, in realtà molti brani jazz hanno strutture stabilite, con spazi specifici per l'improvvisazione, dando un equilibrio tra ordine e libertà. Inoltre, molti musicisti jazz, pur essendo noti per la loro abilità nell'improvvisare, si dedicano anche alla composizione, creando pezzi che diventeranno standard, ovvero brani che ogni musicista jazz è chiamato a conoscere e reinterpretare nel corso della propria carriera.

Nel corso del tempo il jazz si è evoluto e ha avuto diversi stili, ognuno dei quali ha arricchito il genere con nuove sonorità e tecniche. Inizialmente, il jazz tradizionale, come il Dixieland (lo stile che utilizzava Louis Armstrong, uno dei migliori trombettisti mai esistiti a parer mio) che si caratterizzava per la sua energia e la struttura più semplice. 
Louis Armstrong nel 1955                                       
Negli anni '40, il bebop segnò un cambiamento radicale, portando il jazz verso una maggiore complessità armonica e ritmica, con musicisti come Charlie Parker e Dizzy Gillespie che spingevano l’improvvisazione ad altri livelli; si ampliò principalmente a New York. 
Successivamente, negli anni '50, arriva il cool jazz. Si sviluppò come una reazione alla frenesia del bebop, portando un suono più morbido, con artisti come Miles Davis e Chet Baker (uno dei miei preferiti), che divennero figure di riferimento.

Il jazz continuò a evolversi negli anni '60 con il free jazz, che si allontanò ulteriormente dalle ''usanze'' tradizionali, dando soprattutto libertà alla sperimentazione e all’espressione individuale. 
Negli anni '70, il jazz fusion emerse come una fusione tra il jazz e altri generi come il rock, la musica elettronica e il funk, portando al pubblico un suono nuovo e vibrante. Artisti come Miles Davis, con il suo album ''Bitches Brew'', furono i primi di questo stile innovativo.

Oggi, il jazz continua a influenzare numerosi altri generi musicali, come il rock, l’elettronica e la musica pop, pur rimanendo fedele alla sua essenza improvvisativa e creativa. È un linguaggio musicale universale che, grazie alla sua continua capacità di rinnovarsi, si mantiene sempre attuale e vivo. 
Il jazz non è solo un genere musicale, ma un'esperienza culturale che ha attraversato decenni di cambiamenti storici e continua a essere un punto di riferimento fondamentale per musicisti e appassionati in tutto il mondo.

Martin Palozzi

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