Franco Maria Ricci: come l'editoria è divenuta arte

-"La perla nera dell'editoria mondiale" , "La rivista più bella del mondo", con queste parole Federico Fellini e Jacqueline Kennedy definivano la rivista di Franco Maria Ricci. Ma di chi stiamo parlando?

Franco Maria Ricci con la collana i segni dell'uomo
Franco Maria Ricci nasce nel 1937 a Parma in una famiglia aristocratica di origine genovese, dopo la laurea in geologia inizia a lavorare come grafico pubblicitario e designer: progetterà infatti innumerevoli loghi tra cui il logo della Smeg, delle Poste Italiane e della banca Manusardi .
Si appassiona poi all'operato di Giambattista Bodoni che nel 1790 apriva la sua tipografia e diverrà noto per il suo manuale tipografico e il suo carattere elegante e ricercato, il bodoni appunto.

Ricci ne seguì le orme e si buttò un po' per gioco nell'editoria nel 1963, pubblicando una ristampa del manuale tipografico di Bodoni tirata a 900 esemplari, che ebbe un successo inatteso e che segnerà il seguito della carriera di Franco Maria Ricci, il quale nel 1965 fonda a Parma la sua casa editrice FMR. 
Ricci era convito che il contenuto dovesse abbellire la forma e non il contrario, i suoi volumi erano caratterizzati da grandissima qualità e cura materiale, le copertine in seta e di color nero, le pagine in carta Fabriano azzurra sulla quale non era possibile stampare direttamente le immagini, che venivano applicate a mano in un secondo momento; per realizzare ogni singolo volume era necessario stamparne un altro dal quale ricavare le immagini.

Copertina del volume Il Disertore
La prima e più famosa collana curata da Franco Maria Ricci è I segni dell'uomo edita dal 1967 col primo volume 
"Il disertore".  Composta da 39 scritti: la collana unisce al colore nero della copertina un elegante contrasto con i titoli in foglia d'oro. Nella stesura dei testi di questa collana lavorarono tanti grandi nomi tra qui Luis Borges, Vittorio Sgarbi, Umberto Eco, Italo Calvino, Leonardo Sciascia, Luigi Serafini e tanti altri. I volumi erano quasi tutti tirati a circa 3000 unità e tra i più noti ricordiamo sicuramente  il Codex Seraphinianus, scritto dall'artista Luigi Serafini tra il 1976 e il 1978 e stampato nel 1981.

In seguito Ricci fece innumerevoli collane tra cui La Biblioteca di Babele curata da Jorge Luis Borges, raccolta dei testi che più influenzarono lo scrittore: Quadreria, Oratio dominica, Morgana, Le guide impossibili e Grand Tour.

Tutti questi volumi che avevano creato il concetto di libro di pregio erano riservati a collezionisti e appassionati, visti i costi proibitivi che avevano, ciò che invece portò Ricci alla massima notorietà e alla portata di tutti fu la sua rivista FMR pubblicata nel 1982, insieme a Laura Casalis e alcuni collaboratori tra cui Giulio Confalonieri, Massimo Listri, Vittorio Sgarbi e Giovanni Mariotti. FMR era un periodico d'arte apprezzato in tutto il mondo e stampato cinque lingue differenti, il nome della rivista faceva riferimento alla definizione di arte per Ricci, ovvero la lettura "alla francese" delle sue iniziali FMR ephemère, effimera. L'avventura venne abbandonata nei primi anni Duemila dopo 163 numeri, quando Franco Maria Ricci decise di vendere il marchio FMR, per dedicarsi alla costruzione del suo testamento artistico, il Labirinto della Masone.
Vista dall'alto del labirinto della Masone
Con questo progetto concretizzò il proprio sogno, la summa di una vita spesa in costante tensione verso la perfezione. 

Un sogno nato nelle conversazioni con Borges al quale promise che avrebbe creato il più  grande dedalo del mondo. Il labirinto sorge tra i campi parmigiani, intorno alla villa in cui è custodita la collezione di Maria Ricci, che contiene opere che hanno come unico fil rouge la bellezza, si spazia dai rigorosi quadri cinquecenteschi alle sculture moderniste di Wildt, per poi ri-immergersi nella storia editoriale di Franco Maria Ricci passando per corridoi le cui pareti tappezzate di pubblicazioni arricchiscono la collezione.

Franco Maria Ricci, che al momento dell'inizio dei lavori aveva più di 70 anni, scelse il bambù per il labirinto in quanto se avesse scelto il bosso o altre piante più comunemente usate nella costruzione di labirinti non avrebbe mai visto conclusa la sua ultima opera; il labirinto conta trecento mila bambù che lo rendono a tutti gli effetti il più grande labirinto al mondo interamente realizzato in bambù. Proprio nel labirinto è rinata la rivista, riacquisita dalla casa editrice nel 2021 e da allora ha ripreso la sua pubblicazione.

Riccardo Bagnato 
















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