Intervista esclusiva a Laura Canali, cartografa di Limes

Nelle giornate del 10, 11 e 12 novembre scorsi si sono tenuti al Palazzo Ducale di Genova tre incontri con la rivista mensile italiana che si occupa di geopolitica, Limes, per scoprire insieme ''Il fattore italiano in guerra''. Gli incontri si sono svolti attraverso conferenze approfondite in ambito geopolitico e la mostra cartografica Caoslandie guidata dalla stessa cartografa Laura Canali, autrice delle mappe politiche del mensile.
Noi redazione ci siamo recati all'ultimo incontro guidato per le Caoslandie e siamo riusciti a intervistare Laura Canali.

Cosa ha fatto per fare questo lavoro e perché ha scelto questo percorso?
Ho studiato ragioneria e al termine degli studi non avevo ben chiaro cosa fare. Ho iniziato allora a lavorare in una ditta paterna di serigrafia. Quando ho iniziato io non c'erano i computer, si disegnava a china col pennino, col tavolo luminoso, con la carta trasparente e si facevano i disegni che servivano per la serigrafia, che è un procedimento di stampa che si usa per i metalli e per la stoffa. 
Poi è arrivato il primo Macintosh e mio padre, che era un imprenditore, ha intuito che avrebbe aiutato molto nella produzione, quindi ha fatto un grosso investimento, di 34 milioni di lire (oggi in proporzione valgono molto meno ma all'epoca erano costosissimi). Fu un'impresa rivoluzionaria! Pensate che col pennino io facevo due disegni al mattino e due al pomeriggio mentre col Macintosh ne facevo 5 al mattino e 5 al pomeriggio, quindi la produzione ha avuto uno scatto in avanti. Ho imparato il disegno vettoriale precursore dell'attuale "Illustrator".  
Io lavoro come col tavolo luminoso, a strati, cioè metto sotto il foglio che in questo caso è la scansione di un atlante, metto sopra un foglio trasparente e comincio a disegnare ad esempio l'area geografica. Poi tolgo la parte sotto, mi rimane solo la mappa pulita e io piano piano la riempio di tutti gli elementi che
mi servono. 
Una mappa deve avere un suo focus, cioè un'informazione principale che è quella intorno alla quale deve ruotare tutto il disegno. Lavorando in azienda, una volta appreso il disegno vettoriale, mi sono resa conto che mi mancava ancora un po' la parte manuale quindi mi sono iscritta ad una scuola d'arte, la "Scuola delle arti ornamentali di Roma". Era una scuola serale che mi ha consentito di continuare a lavorare. Per tre anni ogni giorno uscivo alle 17:30 dal lavoro e mi recavo tre ore a scuola. E' stato un grandissimo impegno, per cui ho fatto anche tante rinunce, non andavo al cinema o vedevo gli amici la sera, ma questa è stata la strada che ho scelto.

Cosa l'ha spinta?
Me lo sono chiesta spesso anche io. Mi sento di non aver vissuto come la maggioranza delle persone, non mi è mai pesato fare dei "sacrifici". E' un tipo di lavoro per cui non esiste Natale, Pasqua o week-end, quando scoppia una crisi nel mondo a Limes si lavora. 
Nella vita questa è una cosa impegnativa perché alla lunga gli amici si allontanano. Mi sono data questa risposta, che io sto bene anche da sola e le ripercussioni di questo stile di vita non mi hanno creato sofferenza perché il mio mondo è comunque ricco. Mi sono detta che forse sono proprio nata per fare questa cosa qua, mi sono data questa risposta: il mio lavoro è il mio essere.


Per una singola cartina quanto tempo si può impiegare?

Dipende. Per esempio per la mappa del Medio Oriente qui in mostra (foto sopra) ci ho messo tanto. Ma il disegno è la parte divertente, il problema è arrivare al disegno! Bisogna studiare tanto per capire le alleanze, è una tra le regioni più difficili del mondo perché ci sono tantissime contraddizioni, poi dentro i territori ci sono tante organizzazioni tutte diverse l'una dall'altra, poi c'è la religione che influisce. 
Ho studiato bene, mi sono fatta uno schema di secondo me era diviso; mi sono letta una serie di articoli sull'energia, "Petroleum Economist", "Le Monde", "Le Figaro", ma anche "Nature". Leggo anche notizie naturalistiche e scientifiche perché forniscono altre informazioni che poi servono per la geopolitica. Alla fine mi confronto con gli autori e dico "Io ho capito così, che il Medio Oriente è diviso così..." e vado dagli specialisti che mi dicono se ho capito bene, cosa ho sbagliato. Una volta che è approvata da tutti la pista che ho scelto, inizio con il disegno.

Quali sono i criteri usati per il disegno?

Il criterio del disegno è importantissimo. I colori sono fondamentali. Attraverso i colori si può manipolare la persona di fronte. Io sono un trait d'union tra gli autori e il lettore, quindi la mia posizione è far capire il più possibile al lettore. Il disegno è protagonista ma deve esserlo in modo graduale e soft perché se risulta complicato, non viene letto, si gira pagina. La mappa andrà insieme ad un articolo. I disegni sono nella maggior parte soggettivi in base all'autore perché io posso avere sulla guerra di Ucraina l'autore russo, l'autore polacco, l'autore americano e ognuno ha della guerra una visione diversa. Io non devo mettere in luce le mie idee, non devono trasparire le mie opinioni, quindi attraverso l'uso del colore e quello che dice l'autore io ho la mia linea guida. Quindi ci sarà una mappa dal punto di vista russo, una dal punto di vista ucraino, una dal punto di vista africano, perché è l'autore che me lo detta. Questo è fondamentale perché questa etica ti rende credibile nel tempo.

Non è una sfida fare da tramite tra quello che è la capacità di lettura del pubblico lettore e quello che si deve dire?
Per me non è stato difficile. Siamo tre sorelle, ognuna aveva la sua opinione, io non l'avevo mai perché quelle che loro esprimevano mi sembravano tutte giuste e io davo ragione all'una e all'altra. Ecco, questa capacità di vedere la ragione un po' dappertutto mi ha aiutata nel mio lavoro, infatti vedo nella geopolitica che ci sono ragioni da tutte le parti. Certo, fatto salvo che la violenza va abolita.
In questo senso ritengo che noi abbiamo un po' dimenticato come si valorizzano la pace e l'amore. Recentemente ero in stazione a Milano e vedevo che nessuno si abbraccia, si bacia. Quando io ero giovane erano grandi abbracci, c'era un grande trasporto fisico e sentimentale. Ecco, bisognerebbe recuperare un po' questa parte, perché se già noi restiamo insensibili nei confronti dell'amore e della pace non possiamo certo pretenderlo a Gaza. Il mondo è composto di tanti piccoli tasselli tra i quali ci siamo anche noi.

Grazie Laura, ti aspettiamo l'anno prossimo per la prossima edizione del Festival!

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